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Africa e Congo - Green Innovation

Auto Elettriche Green Innovation


Foto da IlSole24Ore


La corsa per una società “green” che rispetti l’ambiente, non può essere scevra da dai danni collaterali che nel mondo occidentale viene spesso ignorata. Il nuovo modo di concepire le città vedono sempre più l’impiego di tecnologie elettriche che possano andare a sostituire quelle basate sul petrolio ed il residuale carbone anche per abbassare le emissioni di Co2 che stanno saturando la nostra atmosfera. La televisione ci bombarda con pubblicità di nuovi cellulari e di autovetture elettriche. È molto “cool” nel 2021 avere una vettura che non inquini. Ma a quale prezzo ? Chi paga il conto della “Green Innovation” ?

La risposta torna come un boomerang nel continente africano.

Varie inchieste dal Washington Post alla CBS sono molte le inchieste che cercano di far luce sui loschi affari della “green economy”.


Fonte: CBS News investigation


È proprio qui che nei prossimi decenni si combatteranno le prossime guerre economiche cha avranno una ricaduta purtroppo anche sulla popolazione.

Le batterie elettriche in linea di massima hanno compositi di Litio, Cobalto, Grafite, Neodimio e Niobio.

Il Litio è presente in grandi quantità in Niger e Namibia, il Cobalto in Congo ed il Niobio in Tanzania.

Ogni elemento chimico ha delle caratteristiche tossiche e delle precauzioni che dovrebbero essere messe in atto al momento dell’estrazione. Sono ancora poche le miniere industrializzate che tutelano la salute dei minatori e spesso nelle numerose miniere, si scava ancora con pala e piccone a mani nude.

Foto da: http://amsterdamnews.com


In Congo crescono dei piccoli paesi a ridosso delle miniere come ai tempi della corsa all’oro americana. È qui che anche i bambini e le donne vengono sfruttati per l’estrazione dei vari minerali. I più pericolosi sono le gallerie sotterranee che scendono fino a 20 metri sotto terra dove l’aria è resa irrespirabile dalla mancanza di ossigeno. In genere i minatori non vengono pagati sino a quando non hanno trovato la “vena” del metallo richiesto. Le paghe poi si aggirano circa a 45$ al mese.


Una volta che i minatori hanno estratto i minerali, il primo step è quello di vendere i metalli ad un “capo miniera” che a sua volta lo vende ai “contractor” che hanno rapporti con degli intermediari stranieri che a loro volta vendono i metalli alle compagnie straniere. Centinaia di piccole miniere nelle quali è impossibile tracciare le modalità di estrazione cosí è facile per le bande criminali frapporsi in questa catena ed appropriarsi della merce da vendere poi ad un prezzo più basso agli stessi intermediari.

In Africa e soprattutto nei paesi coinvolti dall’estrazione selvaggia nelle miniere in Congo, oltre alla ricomparsa recentissima di malattie tipo l’Ebola innalzando al colore rosso il warning internazionale e quello arancione per la Polio, cominciano ad apparire i primi casi di tumore legato all’esposizione a metalli, malattie queste del tutto sconosciute fino ad una ventina di anni fa. Cosí è allarmante la situazione di molte falde acquifere nelle quali si sono infiltrati i veleni tossici degli scarti minerari.



Un'Africa indipendente a chi fa paura?

Dal punto di vista legislativo, ci aveva pensato l’America che con una legge nel 2011 vietava l’utilizzo di Coltan non certificato per le proprie aziende, cosí l’Europa nel 2016 dopo un percorso durato due anni, ha promulgato una legge che impone il certificato di origine per tutti i metalli rari Recentemente l’ex presidente americano Donald Trump ha abolito per le proprie fabbriche l’utilizzo di tale certificazione.

40 rue Washington, 1050 Brussels, Belgium è l’indirizzo dove risiede una associazione no-profit fondata in Belgio nel 1974 che racchiude 90 membri provenienti da 20 nazioni differenti, che racchiude i maggiori produttori, raffinatori e intermediari mondiali di tantalio e niobio ossia del cosiddetto Coltan.


Foto da businessinsider.com


La Tantalum-Niobium International Study Center in un recente focus ha esortato i propri associati di evitare di acquistare i composti del Coltan dal Congo, Ruanda e paesi limitrofi, proprio perché è eticamente inaccettabile per le ricadute sulla popolazione civile.

Ne fanno parte varie società a livello mondiale che muovono gli interessi di interi Stati. Dalla TVEL Corporation, azienda leader per il nucleare Russo, all’Australian Strategic Materials Ltd. In Congo la Chemaf e la MMR Mining Mineral Resources con sede a Lubumbashi sono le uniche due le società locali che hanno aderito all’associazione e cercano, o meglio pubblicizzano il loro senso etico di lavoro nelle miniere. Spicca tra la lista, l’assenza di aziende italiane.

La pressione dell’opinione pubblica unita alle investigazioni giornalistiche sono fondamentali per questo processo di democratizzazione economica. La multinazionale Lg dopo le pressioni dell’opinione pubblica, ha dichiarato di aver stoppato il proprio approvvigionamento di Cobalto dal Congo cosí come la Samsung che ha dichiarato che non utilizza per le proprie batterie materie prime che provengono dalle miniere congolesi.


La certificazione dei minerali estratti ed un senso etico tra gli stati appare la soluzione migliore per evitare in un prossimo futuro danni ben peggiori di quelli prodotti sino ad oggi sia dal punto di visto sociale che economico.



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